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Domenico Guaccero

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Scheda opera

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62
Altra sigla: 04.16

Il sole e l’altre stelle

 


Organico analitico: Voce bianca solista, coro di voci bianche e/o femminili e strumento di pelle grave

Elenco dei movimenti

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Trascrizione: Vedi scheda opera
Note: Nonostante la notazione abbia una base ordinaria in quella misurata su pentagrammi, è di fatto una notazione cronometrica delle durate (semiminima = 1 secondo), e l’aspetto compositivo più rilevante è quello timbrico-vocale, con impiego di emissioni e materiali eterogenei (bocca chiusa o tappata, suono soffiato, risatine, cantilene fanciullesche, urletti). Durata totale 9’10”.

Trascrizione: Link G
Note sul testo: Selezione e adattamento dei testi a cura dell’autore; i tre autori testuali sono assegnati alle tre parti del brano, ‘come di un’azione’.

Luogo e data di composizione: Roma - Ariccia, 1982 - 1983

Note sulla genesi: Secondo lavoro per il Coro Aureliano, l’indicazione d’anno suggerisce che fosse approntato per l’esecuzione indicata sul programma di sala del 1982; tuttavia, è da verificare se questa esecuzione si sia tenuta, e se il testo utilizzato in quella eventuale occasione avesse raggiunto lo stato attualmente documentato.

Prima esecuzione: 13.12.1982, Roma, Auditorium RAI del Foro Italico, XIX Festival di Nuova Consonanza. Coro Aureliano; Bruna Liguori Valenti, direttore. 6.12.1983, Roma, Sala IN/ARCH di Palazzo Taverna, Stagione di Nuova Consonanza. Coro Aureliano; Bruna Liguori Valenti, direttore.

Note generali: La partitura è impostata su quattro parti corali più il solista; per tutto il brano, un esecutore specifico suona uno strumento di pelle grave producendo un colpo isocrono (distanza tra i colpi circa 1,5 secondi) del tutto indipendente a asincrono rispetto alla partitura vocale, come uno sfondo/altra linea sonori. S’intuisce una simbologia numerologica ‘dantesca’ nell’organizzazione dei testi (11 righe ciascuno, per un totale di 33), e soprattutto una relazione tra la tripartizione del brano e analoghe tripartizioni di percorso spirituale-umano applicate ad altri suoi lavori (Rot) e desunte dalla cultura esoterica. Nonostante la notazione abbia una base ordinaria in quella misurata su pentagrammi, è di fatto una notazione cronometrica delle durate (semiminima = 1 secondo), e l’aspetto compositivo più rilevante è quello timbrico-vocale, con impiego di emissioni e materiali eterogenei (bocca chiusa o tappata, suono soffiato, risatine, cantilene fanciullesche, urletti). Durata totale 9’10”.

 

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