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35 Altra sigla: 07.04 Variazioni 3
Elenco dei movimenti
Trascrizione: ou, ma ton amatera psücha paradonta tetraktün | pagan aenaou phüseos rizoma t’echousan (“no, per chi ha trasmesso alla nostra anima la tetraktys | che [la quale] possiede la sorgente e la radice dell’eterna natura”) Luogo e data di composizione: Roma [?], 1969 Note sulla genesi: Brano composto per I Solisti Veneti (avendo presente il loro organico di archi, ma prescindendo dalla necessità di questo per le possibili combinazioni eleggibili) in vista della Biennale di Musica di Venezia 1969. In quella occasione, fu eseguito nella combinazione di un solista (fagotto), un complesso (i 12 archi) e un gruppo d’improvvisazione (esecutori di suoni corporei modulati, tra i quali lo stesso Guaccero), ma fu poi proposto dagli stessi Solisti Veneti in differenti combinazioni. Nella Premessa alla partitura, e più esplicitamente in una delle presentazioni per esecuzioni, l’autore ha dedicato il lavoro "a Claudio Scimone e ai Solisti veneti, a Alirio Diaz, Sergio Penazzi". Prima esecuzione: 9.9.1969, Venezia, Teatro La Fenice , XXXII Festival Internazionale di Musica Contemporanea. Sergio Penazzi, fagotto; Walter Branchi, Domenico Guaccero, Guido Guiducci, Michiko Hirayama e Egisto Macchi, improvvisatori; I Solisti Veneti, Claudio Scimone, direttore. Note generali: Nella Premessa alla partitura, e più esplicitamente in una delle presentazioni per esecuzioni, l’autore ha dedicato il lavoro "a Claudio Scimone e ai Solisti veneti, a Alirio Diaz, Sergio Penazzi". Variazioni 3 sta nella linea delle partiture sintetico-simboliche su un solo foglio: in questo caso, la figura-matrice è quella della tetraktys pitagorica, ovvero del triangolo/piramide formato dai primi quattro numeri naturali, con la differenza che Guaccero genera un triangolo (equilatero) con base e lati 9 (ovvero 3x3). Nove in effetti sono le ‘fonti sonore’ combinabili per generare l’organico con cui eseguire il lavoro (vedi organico analitico), raggruppabili tipologicamente in tre classi (3 solisti, 3 complessi formato ciascuno da 12 elementi, 3 gruppo d’improvvisazione formato ciascuno da 5 elementi); e nove le variazioni da eseguire, secondo un calcolo delle durate basato sulla quantità di esecutori coinvolti. Nella partitura, una tavola tripartita divisa in nove strati corrispondenti alle nove variazioni, sono poste nel triangolo centrale le figure-segno di altezza, nel rettangolo a sinistra quelle di intensità, nel rettangolo a destra quelle di timbro; il testo, intonabile da una voce, è distribuito (in caratteri greci) su tutta la tavola. Essa va integrata e decodificata con le ampie e articolate istruzioni, che riguardano – oltre alla semiografia delle figure – l’assegnazione delle durate (dalle singole figure alle strutture complessive), il rilievo di dimensioni parametriche e/o strumenti, la gestione delle entrate (soprattutto nel rapporto tra un solista e un complesso), la disposizione nello spazio, le varianti timbriche generabili con differenti emissioni, le densità, le modalità improvvisative etc. Esiste anche uno schema di intervento-comportamento degli esecutori coinvolti nella première veneziana. Vedi anche le schede sulle ‘trascrizioni’ per chitarra e fagotto. Durata variabile.
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