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13 Altra sigla: 05.05.01 Schemi, per combinazioni di 2 pianoforti, 2 violini e sax tenore
Elenco dei movimenti
Luogo e data di composizione: Roma, 1959 - 1960 Note sulla genesi: Lavoro concepito e composto congiuntamente da Guaccero e Egisto Macchi, suo stretto sodale nell'ambiente compositivo e organizzativo romano. Prima esecuzione: 17.3.1961, Firenze, Auditorium del Conservatorio, Vita Musicale Contemporanea. Giuliana Zaccagnini Gomez e Paolo Renosto, pianoforti; Aldo Redditi e Luigi Gamberini, violini. Note generali: Il brano può essere eseguito in 6 possibili combinazioni ottenute combinando (con un minimo di 2 elementi, e con la presenza necessaria di almeno uno dei pianoforti) i 2 violini sempre accoppiati, il sax tenore, il primo pianoforte e il secondo pianoforte. Per ciascuna combinazione possibile, gli autori hanno predisposto uno schema degli episodi (con durata crescente quanto maggiori sono gli elementi esecutivi coinvolti, da un minimo di 5’30” per la versione sax e 1 pf a un massimo di oltre 10’ per la versione con tutto il quintetto), che prevede ampie zone solistiche. Queste sono legate, nella confezione della partitura (vedi scheda del ms.), ai 6 riquadri con notazione più o meno determinata (sezioni ‘costanti’), che attorniano il riquadro con gli schemi per le sezioni ‘variabili’, ovvero improvvisative sulla base di materiale di altezze (le 12 note del totale cromatico) già predisposto in schemi da bicordali a esacordali, nonché di comportamenti timbrici, dinamici e di durata regolati a grandi linee. Il brano è il primo, nella produzione di Guaccero (e di Macchi), a far proprie modalità caratterizzanti all’epoca la cosiddetta ‘opera aperta’. Oltre che una complessa istruzione esecutiva, la ‘Premessa’ (co-firmata dai due autori) si conclude con espressioni di orientamento poetico-estetico: “Nello spirito di tale ‘apertura’ […] si è svolta la collaborazione tra i due autori. Essa è consistita nella elaborazione comune delle idee, codificate negli ‘schemi’, e nella composizione dei brani per i vari strumenti interamente scritti, che sono raggruppati per ciascuno dei due autori in una delle due pagine del ‘testo’. Gli ‘Schemi’ sono opera in movimento e a realizzarla per ogni esecuzione sono deputati gli interpreti, sollecitati, per dovere intervenire attivamente nella ‘composizione’ del pezzo, a rendersi conto delle ragioni delle nuove tecniche compositive. Dal concorso di autori e interpreti (o di autori-interpreti) la lingua e l’ ‘opera’ musicale avrà tutto da guadagnare”.
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