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Domenico Guaccero

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Scheda opera

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10
Altra sigla: 05.04.01

Quartetto [n. 1] per archi

 


Forma o tipo di composizione: Quartetto strumentale
Organico analitico: 2 violini, viola, violoncello

Elenco dei movimenti

1.I. Andante mosso – Allegretto (4 / 4; 402 battute)
Note: Il brano consta di due sezioni, ciascuna dell'estensioni di 105 e 297 battute; nel programma di sala della prima es. le due sezioni sono presentate come fossero due movimenti separati ('a' e 'b') Durata indicata dall’autore: 10’15”.
2.II. Intermezzo – cadenza (4 / 4; 76 battute)
Note: Indicaz. iniziale di agogica: Adagio non troppo. Durata indicata dall’autore: 3’30”.
3.III. Vivace, all’italiana (4 / 4; 245 battute)
Note: Durata indicata dall’autore: 4’30”. Sulla segnatura di tempo, vedi le note alla scheda-opera.

Luogo e data di composizione: Roma [?], 1955

Note sulla genesi: Il brano è stato composto ed eseguito nell’ambito dell’attività della classe di composizione di Petrassi (Guaccero vi frequentava allora il IX anno).

Prima esecuzione: 26.5.1955, Roma, Sala Accademica del Conservatorio di S. Cecilia Quartetto d’archi della Rai (Vittorio Emanuele e Daniele Sentuti, violini; Emilio Berengo Gardin, viola; Bruno Morselli, violoncello)

Note generali: L’indicazione di una serie fondamentale (La Sib Do Solb Fa Re Do# Si Mi Sol Lab Mib, per i primi due tempi) e di una derivata (la fondamentale trasposta alla 4a sup. con interpolazioni di 4 e 3 note tra le altezze 10-11 e 11-12, per il 3° movimento) implica l’utilizzo di una tecnica compositiva dodecafonica. Tuttavia, la serie – a una prima analisi – sembra funzionale a generare cellule intervallari poi elaborate in un libero tessuto tematico-armonico-contrappuntistico; per questo, la serie è raramente assegnata nella sua interezza lineare a uno strumento, e distribuita tra gli strumenti in modo che le sue porzioni ‘strumentate’ diano luogo a figure tematiche diverse per ogni episodio (presenti anche episodi con ostinati o generazione di figure basate sulla scala ottatonica). Autori di riferimento stilistico, più che i viennesi, sono Bartók e – in misura minore – Šostakovič. Variegato il comportamento timbrico degli strumenti (armonici, pizzicato alla Bartók), che nel 2. mov. godono di un trattamento quasi solistico. Il 3. mov. è una sorta di Giga in metro a prevalente suddivisione ternaria, che si conclude con un gesto strumentale tipicamente bartókiano.

 

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