Vita di borgata Organico: ensemble strumentale Interpreti: Credits: soggetto, sceneggiatura, montaggio e regia; Ferrara, Giuseppe ; aiuto regista; Bonomi, Agostino ; fotografia; De Robertis, Aldo ; aiuto operatore; Gallinelli, Marcello ; fonico; De Sisti, Vittorio ; musica; Guaccero, Domenico. Gli interpreti musicali non sono indicati. Durata: 10’20” Supporto: Betacam digitale [riversamento] Descrizione: Documentario cortometraggio a colori e in b/n. La copia visionata è un riversamento su Betacam digitale. Genere audiovisivo: Documentario cortometraggio Luogo conservazione: Archivio Audiovisivo del Movimento Operario e Democratico - Roma Fondo: - Segnatura: A DIGIB 239 Data discorsiva: 1962 Data sintetica: 1962 Qualità: - Genesi: Il cortometraggio, prodotto dalla Corona Cinematografica, è firmato da Giuseppe Ferrara, documentarista, divulgatore/didatta del cinema, noto soprattutto come regista di lungometraggi spesso di denuncia e d’inchiesta storica) Note: L’audiovisivo, è un’inchiesta sul disagio e l’emarginazione della borgata Tiburtino III, all’epoca estrema periferia est di Roma: il fenomeno è ricostruito dalle sue origini storiche (spostamento forzato di popolazione dal centro di Roma ad opera del fascismo, inurbamento ed immigrazione) ai suoi risvolti perduranti più di 15 anni dopo il termine della guerra, in termini di carenze nella mobilità urbana (episodio ‘il problema dei trasporti’), di carenze abitative (in case-casermoni sorte disordinatamente e poveramente, eppure contese con ogni mezzo illecito dai poveri occupanti, episodio ‘il problema della casa’), di assistenza alla popolazione (episodio ‘il problema sanitario’), di insufficienza di spazio pro capite (‘problema della coabitazioni forzata’), di lavoro, difesa accanita delle occupazioni illegali e svago (‘occupazione del tempo libero’). Il montaggio alterna immagini di repertorio, documenti girati ad hoc e docu-fiction, e perciò avvicenda colore e bianco e nero; si conclude con una considerazione retrospettiva, pessimistica considerazione (da 30 anni di immobilismo la città rifiuta di integrare a sé le periferie) nel desolato paesaggio notturno delle case-caserme. |